La criminalità organizzata non è mai riuscita a infiltrarsi nei cantieri della Torino-Lione. A confermarlo arriva la sentenza del processo San Michele sulla presenza della ‘ndrangheta nel torinese, depositata nelle scorse settimane dal gup di Torino. Nelle motivazioni il giudice ha sottolineato l’interesse delle cosche a inserirsi nella filiera di lavori legati al cantiere del cunicolo esplorativo alla Maddalena di Chiomonte, senza però che i tentativi siano poi riusciti a concretizzarsi. Fatti che si riferiscono a quando era operativa LTF (Lyon Turin Ferroviaire), società che si è occupata degli studi e delle opere preliminari alla Torino-Lione a cui a inizio 2015 è subentrata TELT (Tunnel Euralpin Lyon Turin), promotore pubblico incaricato della realizzazione e della gestione della tratta transfrontaliera della linea.
Continuiamo a tenere la guardia alta – ha assicurato Mario Virano, direttore generale di TELT – è evidente che i grandi lavori siano un ghiotto obiettivo per le tasche della malavita e per questo abbiamo attivato tutti gli anticorpi necessari a contrastare ogni tentativo di infiltrazione mafiosa: i nostri cantieri sono già soggetti alla normativa antimafia che ora sarà estesa anche agli appalti francesi. Questo è un passo storico: per la prima volta in Europa verrà applicata la stessa normativa antimafia su un progetto binazionale, a prescindere dalla territorialità dei cantieri.
Per gli appalti italiani dell’opera, grazie al Protocollo antimafia sottoscritto in Prefettura a Torino nel 2012, sono state eseguite fino ad oggi 863 richieste antimafia, di cui 627 per il solo cantiere di Chiomonte, su cui le Prefetture hanno emesso finora due “Interdittive”, ovvero l’esclusione delle aziende non idonee.