Creare un’economia circolare dei materiali di scavo delle grandi opere uscendo dalle logiche nazionali per considerare le aree di lavoro di queste infrastrutture come un unico cantiere europeo e poter così riutilizzare il materiale estratto dove serve, indipendentemente dalla nazionalità dello scavo. Con un valore aggiunto per l’ambiente e l’economia. La richiesta arriva da Regione Piemonte, Auvergne Rhône-Alpes e TELT ed è contenuta in un documento inviato alla Consultazione pubblica della Commissione ENVE del Comitato europeo delle Regioni sul New Circular Economy Action Plan. Il tema è così entrato tra i punti adottati il 14 ottobre dalla sessione plenaria del Comitato nell’opinione che è stata inviata alla UE per il percorso legislativo sul nuovo piano di economia circolare.
Nel caso della Torino-Lione, TELT ha già previsto all’interno del suo progetto il riutilizzo di circa il 60% dei materiali estratti dallo scavo che diventeranno conci per il rivestimento della galleria o rilevati ferroviari, cioè le basi dove poggeranno i binari. Con un’eventuale normativa comune la valorizzazione dei materiali aumenterà ulteriormente, portando con sé benefici economici e ambientali. Infatti più è alta la percentuale di riciclo della roccia, meno si attinge alle risorse naturali cavando nuovi materiali, e si risparmiano diversi milioni di chilometri percorsi dai mezzi che dovrebbero trasportare questi materiali dalle cave, che spesso non si trovano vicine si siti di lavoro, fino ai cantieri.
In questo quadro, con una visione comune, un’ulteriore frazione di materiale potrebbe essere valorizzato all’interno dello stesso progetto: in particolare secondo le stime in Francia servirà quasi un milione di tonnellate di granulati per calcestruzzi, parte dei quali potrebbe essere coperto da quello che gli scavi italiani produrranno in eccedenza, mentre in Italia si registra un deficit di poco più di un milione di tonnellate di materiale adatti ai rilevati, che potrebbe invece arrivare dallo scavo francese anziché dall’esterno.
La nostra proposta – conclude il documento – è pertanto quella di inserire un capitolo specifico per le grandi opere nel prossimo piano di economia circolare che prefiguri una digitalizzazione del tracciamento dei documenti di trasporto, una politica fiscale a sostegno del riutilizzo dei materiali secondari e soprattutto regolamenti ad hoc che consentano di uscire dalle logiche nazionali di cantieri chiusi per creare cantieri europei ad alta valorizzazione economica delle risorse e a zero rifiuti.