Quali sono le principali novità del nuovo codice degli appalti pubblici francese?
Philippe Grimaud: Penso si possa dire che il principale merito di questa legge sia l’aver riunito in un solo testo le procedure che in precedenza erano sparse tra i vari testi, a seconda delle diverse persone giuridiche coinvolte.
Camille Vinet: Aggiungerei che non è ancora un Codice, per il momento si tratta dei testi principali che hanno il vantaggio di raccogliere insieme molti testi che prima erano separati. Oltre a questa volontà di semplificare e razionalizzare il dirido francese, c’è anche un’armonizzazione con alcune norme del diritto europeo. Siamo adesso più vicini alla nozione di appalto pubblico come definito dalla UE e abbiamo recepito una serie di norme in materia di cooperazione pubblico-pubblico.
C’è la volontà di modernizzare queste procedure includendo la dimensione smaterializzata degli scambi. Questi testi sono più leggibili, perdevamo molto tempo a cercare quale norma applicare, dovevamo darle la caccia.
Olivier Villemagne: Si è anche riusciti a integrare nei testi, dandogli quindi valore normativo, degli aspetti che prima erano stati unicamente decisi dai giudici. Abbiamo quindi la giurisprudenza che diventa legge.
Quali sono i problemi che dovete affrontare durante le vostre indagini o nei contenziosi ?
Camille Vinet: Se si tratta di un contenzioso, davanti a un giudice, direi che i casi si possono dividere così: un terzo riguarda l’iter di aggiudicazione dell’appalto, un terzo l‘esecuzione e un terzo è legato a vizi nella realizzazione dei lavori dopo il collaudo. Nel caso dell’aggiudicazione una cattiva definizione dei criteri dà alle imprese l’impressione di non essere state selezionate in modo leale e questo può spingerle a presentare un ricorso che dà vita a un contenzioso che può crescere. Sull’esecuzione degli appalti, seguire male i lavori o non definire bene per iscritto le cose nella gara può creare poi dei problemi a posteriori. Per quanto riguarda infine possibili vizi, il momento del collaudo è fondamentale e si tratta di un punto su cui bisogna prestare molta attenzione.
Olivier Villemagne: Davanti ai giudici contabili si portano spesso problemi di tipo strutturale: riguardano un bisogno mal definito e che cambia in corso d’opera, la giustificazione delle imprese che sono state scelte e la tracciabilità delle procedure.
Quali consigli potete dare ai collaboratori di TELT per evitare errori?
Philippe Grimaud: Direi che non si scrive mai troppo, non si controlla mai troppo e non si ci si pone mai troppe domande! Non esiste la “presunzione di buona fede”.
Camille Vinet: Le nuove norme vanno in questa direzione. C’è anche un capitolo dedicato alla trasparenza, con l’indicazione che l’acquirente deve essere in grado di giustificare le proprie scelte.